Milano: sfatiamo i miti del Centro

Innanzitutto, la politica.
La politica è fatta di azioni e di comunicazione, di realtà e di narrazione (fedele) della realtà. O, perlomeno, così dovrebbe essere.

Negli ultimi 5 anni ai cittadini milanesi è stata raccontata una narrazione di questa città, Milano, e soprattutto del Centro – “Municipio 1”, in gergo elettorale – del tutto o in parte scollegata dai fatti, avulsa dalla realtà. A leggere i giornali, sembra quasi che il centro città sia una sorta di paradiso terrestre, un’oasi felice in cui i milanesi sono abbienti, sorridenti, liberi dai problemi che normalmente interessano le periferie o gli altri quartieri della città.
Ma è davvero così?

Sant’Ambrogio, Brera, Corso Venezia, Guastalla, Parco Sempione, Moscova, Tricolore, l’Arena, il Duomo. Tutte zone dove la qualità della vita è, nella media, certamente più alta delle periferie, ma ben lungi da rappresentare l’eccellenza che certa politica vuole propinare al grande pubblico.

Partiamo ovviamente dalla Mobilità. Durante il primo lockdown del 2020, abbiamo visto rivoluzionare completamente la viabilità del centro, con un’esplosione di piste ciclabiliprogettate male e realizzate peggio – e il contestuale restringimento delle corsie per le auto. Risultato? Code kilometriche di automobili in Corso Venezia, via Fatebenefratelli, via Pontaccio. Aumento dell’inquinamento delle macchine che restano il doppio del tempo incolonnate nel traffico. Incidenti tra pedoni e ciclisti. Viabilità sconvolta. Automobilisti incarogniti.
Sarebbe bastato progettare e realizzare le piste con più buonsenso e meno ideologia, per rendere Milano la capitale della mobilità sostenibile. Si è scelto di compiacere una parte di elettorato, paralizzando una città intera.
Ma non è finita, ancora Mobilità. Con la scusa di fantomatiche “riqualificazioni”, il Comune di Milano ha pensato bene di cancellare sempre più parcheggi per le automobili (Piazza Sant’Agostino, eliminati 160 posti auto), costringendo i residenti a non avere idea di dove lasciare i propri mezzi. Pe non parlare del fatto che l’Area C resta attiva anche per i residenti, i quali hanno appena 40 ingressi gratuiti l’anno e poi sono costretti a pagare (2 euro anziché 5, capirai!) per tornare a casa, magari dopo una giornata di lavoro. E’ un’impressione, o le amministrazioni degli ultimi 10 anni hanno deciso di dichiarare guerra agli automobilisti? In teoria, il compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di individuare una sintesi tra le varie componenti della società – automobilisti, ciclisti, pedoni – e non castigare l’una o l’altra categoria. Ma tant’è!
Per chiudere in bellezza, la linea blu. Si tratta della Metro M4 che collegherà Milano da est (aeroporto di Linate) a sud-ovest (San Cristoforo).
Collegherà, tempo futuro del verbo collegare. I lavori sono partiti nel 2016 e ad oggi, estate 2021, non esiste una data certa per la prima operatività della linea. Risultato? Interi quartieri (non solo del centro, pensiamo a via Foppa) sono stati desertificati per la drastica riduzione del passaggio, le attività commerciali meno solide sono state spazzate via. I pochi indennizzi forniti sono stati progressivamente ridotti. Addirittura nel 2020, in pieno lockdown, il Comune di Milano ha ritenuto opportune ridurli del 15% (2020 su 2019), mentre continuava ad esigere il pagamento della TARI, la tassa sulla produzione di rifiuti che, essendo le attività – appunto – chiuse, nessuno produceva. Insomma, il vero colpo di grazia più che dalla pandemia è arrivato dalle istituzioni, sia da un punto di vista di mancato sostegno economico che da un punto di vista di stravolgimento della viabilità. Abbiamo raccolto testimonianze di pubblici esercizi in Largo Augusto, Corso Europa e via San Vittore. Tutti raccontano la stessa storia: siamo sul punto della disperazione”.

Nella narrazione del Centro storico che funziona, c’è spazio anche per il Decoro Urbano. Non si contano le aree del centro che sono diventate bivacchi per gruppi di rider in bicicletta, pensiamo a piazza Mercanti – uno degli ultimi angoli medievali sopravvissuti a secoli di modernizzazione – dove persino l’ANPI (associazione non esattamente invisa al centrosinistra) ha protestato per la mancanza di videosorveglianza alla piazza e al proprio monumento ai caduti, offrendo polemicamente a Beppe Sala di farsi carico della tutela di quell’area. In piazza Tricolore residenti e commercianti devono assistere quotidianamente a gruppi di irregolari, rider e disperati che mandano in scena spettacoli indecenti (bisogni fatti all’aperto, risse, passanti aggrediti o derubati). Molti residenti sono stati costretti a vendere i propri appartamenti, vista la più totale assenza del Comune e delle Forze dell’Ordine.
Tutti i milanesi ricorderanno anche l’invasione di topi in piazza San Babila dell’anno scorso, dovuta a una disinfestazione non proprio riuscita. Oppure le tendopoli permanenti dei senzatetto in Largo Corsia dei Servi, letteralmente all’ombra della Madonnina. E’ mai possibile un livello di disattenzione e degrado simile verso aree che dovrebbero essere la vetrina, il palcoscenico della città?

Arriviamo infine alla Sicurezza. E’ doveroso evidenziare un fatto: alcune zone del Centro non sono mai state del tutto sicure (pensiamo alle Colonne di San Lorenzo o a Corso Como); con la pandemia, però, la situazione è notevolmente peggiorata. Il lockdown prolungato ha costretto alla chiusura tantissime attività commerciali, ha azzerato i flussi turistici, reso quelli che un tempo erano i centri nevralgici del traffico pedonale, dei luoghi spettrali dove è tornata a farsi strada la delinquenza. Delinquenza che non trova argine nelle forze dell’ordine locali, sottostaffate e impegnate in mansioni secondarie. In ogni caso, frenate dai protocolli che non consentono loro di intervenire quando necessario. Appena due mesi fa, alle Colonne di San Lorenzo un poliziotto è stato costretto ad aprire il fuoco su un cane aizzatogli contro da due rapinatori. E’ concepibile che nel centro storico di una metropoli europea si arrivi a tanto per contrastare episodi di microcriminalità in uno dei principali punti di raccolta della movida giovanile? E’ accettabile che le camionette della polizia locale sostino impotenti a poche decine di metri dalle aree in cui bande di irregolari si dedicano allo spaccio di droga?

Per questa e tante altre ragioni, Milano è una città che sta perdendo progressivamente di attrattività. Lontana anni luce dai nastri tagliati nel 2015 in occasione di Expo, frutto degli sforzi e della visione delle giunte precedenti. Milano è una città dove i giovani stanno lentamente ma inesorabilmente emigrando all’estero. Addirittura, secondo uno studio di Assolombarda Milano detiene il triste primato di città italiana dalla quale fuggono più giovani all’anno, giovani altamente qualificati. Milano, la capitale economica del Paese. Questo è un indicatore preoccupante e che deve stimolare riflessioni e prese di posizioni immediate. Pena, il risvegliarci un giorno in una Milano trasfigurata, arida, spaventosa e irriconoscibile.

Fortunatamente, nella società civile qualcuno ha cominciato a muoversi. L’Associazione Tra il Dire e il Fare, con il progetto “Siamo Milano”, è da molti mesi al lavoro per produrre dei modelli di sviluppo alternativi di questa città, con un orizzonte temporale che va da qui ai prossimi trent’anni. E soprattutto, con l’obiettivo di sciogliere tutte le criticità di cui abbiamo parlato.
Per restituire a Milano la sua dimensione internazionale dopo un anno e mezzo di stop forzato. Per fermare l’emorragia di giovani talenti. Per riorganizzare il patrimonio storico-artistico tra centro e aree limitrofe. Per costruire la Smart City del futuro. Per valorizzare la città con un occhio attento tanto all’innovazione sostenibile quanto alla tradizione delle botteghe storiche e della Milano scomparsa che ricordiamo, nostalgici, su vecchie fotografie sbiadite.
Questo lavoro non può che partire dalle persone e dalle competenze, dal duro lavoro di tanti cittadini disposti a unire le forze per la propria città, oltre le ideologie e le polemiche sterili.
E’ un lavoro che deve partire dal suo Centro storico, il Municipio 1, cuore pulsante della Milano di oggi, di ieri e di un domani migliore tutto da costruire, insieme.