Milano, QT8: governiamo la rigenerazione urbana!

E conveniente il conflitto permanente quale metodo per realizzare la rigenerazione urbana di Milano?

Agli inizi degli anni Novanta Milano ha intrapreso un lungo processo di rigenerazione del proprio territorio che proseguirà  ancora per molti anni. Una trasformazione che impegna grandi parti di Città come nel caso delle aree dismesse della Pirelli, della Fiera, di  Porta Nuova e  degli ex Scali Ferroviari , San Siro  e Santa Giulia , di Rogoredo o piccole particelle all’interno dei quartieri.

Cambiamenti per lo più necessari e migliorativi che tuttavia provocano disorientamento e rigetto e logoranti conflitti che non solo allungano i tempi ma indeboliscono il tessuto sociale cittadino.

La perdita di coesione tra i cittadini, con la progressiva polverizzazione degli interessi, è un prezzo sempre più oneroso che sta compromettendo le ragione fondanti della Città.

Certamente le cause sono molte e hanno diverse origini che si spiegano con le aspettative di investitori molto lontani dal territorio. “Il meglio tanti, maledetti e subito” di alcuni non aiuta a generare un equilibrato rapporto tra i tempi necessari per concepire progetti di qualità, per attuare il necessario consenso ed infine realizzarli. Così come lo squilibrio in termini di forza e qualità contrattuale tra le parti  contraenti. I cosiddetti privati, dispongono di una adeguata “classe dirigente” di cui, al contrario, ne è  carente, se non priva, la Città. Ed in ultimo il timore, non del tutto infondato, di parti sociali di essere costrette a lasciare Milano perché troppo povere.

Tutte ragioni sostanziali che non spiegano il conflitto laddove queste cause non sono presenti. Ed al contrario si è di fronte ad interventi complessivamente positivi.

Un tutti contro tutto determinato da un altro genere di paura che si spiega con la perdita del proprio paesaggio. E ogni qual volta si generano cambiamenti di paesaggio, scatta immediatamente il rifiuto e con esso il conflitto.

Sin dai tempi più remoti dell’umanità ciascuno di noi porta dentro di sé l’impronta del proprio paesaggio e la custodisce gelosamente nella profondità dell’inconscio più profondo.

E quanto più la persona sente la propria solitudine e fragilità, quanto più scatta dentro di sé una sorta di “blocco mentale” che genera il rifiuto.

Per superare questa sorta di “blocchi“ che sono del singolo come della comunità, il Consiglio d’Europa nel 2000 ha messo in campo gli Osservatori per il Paesaggio, che sono enti di partecipazione del Terzo Settore.

L’Osservatorio per il Paesaggio è come il lettino dello psicanalista. Aiuta a svelare e far conoscere il paesaggio di ciascuno, a condividerlo con quello degli altri per conservarlo o anche modificarlo, possibilmente in qualità, attraverso la partecipazione, la presa di coscienza, la condivisione, l’apprendimento e il dialogo con gli esperti .

Un metodo di lavoro anticipato settanta anni fa per la progettazione e realizzazione del QT8. Ideato dall’architetto Piero Bottoni in occasione della Ottava triennale del 1946, il QT8 è un quartiere eterogeneo nella composizione sociale che esprime un forte senso di comunità e una alta qualità di vita.  

Un team di architetti, urbanisti, designer, ingegneri, imprenditori, insieme a poeti, scrittori, pittori, scultori, ha collaborato per quasi trent’anni, dal 1946 al 1973, alla progettazione e realizzazione del quartiere.

Si può dire che il punto di forza del QT8 sia una sperimentazione feconda tra arti, conoscenze e mestieri in dialogo continuo con i cittadini.

A dimostrazione che qualità di progetto, economicità ed appeal per il mercato immobiliare non sono termini necessariamente antitetici.

Nel solco di Bottoni nel 2018 i cittadini, insieme ad associazioni e comitati, hanno costituito l’Osservatorio per il Paesaggio Monte Stella Milano, che è anche il primo in Italia che opera in una grande città .

Nell’Osservatorio per il Paesaggio Monte Stella Milano i cittadini si confrontano con la memoria, rinvigorendo la consapevolezza per conservare o per intervenire nei processi di cambiamento del territorio. Un esercizio che si conferma in tempi di pandemia e che sarebbe bene trovasse applicazione in altre occasioni come nel caso degli ex scali ferroviari, che rappresenta per centralità e dimensione un’opportunità per Milano. L’amministrazione comunale in questi anni si è data molto da fare ma non sempre è brillata nell’ascolto dei cittadini provocando, così, conflitti che hanno determinato” perdite”. Il nostro non è un appunto critico, ma un auspicio bottoniano!

Diversamente al QT8 il confronto nell’Osservatorio è foriero di interessanti cambiamenti che   preparano il quartiere ad affrontare nuove sfide, per il futuro, in attesa delle Olimpiadi del 2026, come nel caso del CASVA.

Il Centro di Alti Studi sulle Arti Visive (CASVA), su sollecitazione dei cittadini del quartiere, sarà trasferito dal Castello all’ex mercato comunale del QT8. Da anni abbandonato è ora in corso di ristrutturazione. Un progetto dalle grandi potenzialità che riavvia un processo virtuoso per la progettazione del centro civico del QT8 da sempre evocato da Bottoni, ma che in passato non ha trovato forma.

Un centro che sia mix di nuove presenze e nuovi elementi che contribuiscano a generare l’immaginario del futuro. Un luogo d’incontro, di creatività e produzione delle arti, studi per artisti, spazi espositivi integrati ad un museo-biblioteca d’arte contemporanea connessa con la Triennale. Un quartiere residenziale di qualità per tutti ma al contempo un luogo dell’arte come “paesaggio culturale” per la Milano del XXI secolo.