Povertà: il vero tsunami dopo l’ondata Covid

Povertà: il vero Tsunami dopo l'onda Covid

Ormai è passato un anno da quando abbiamo iniziato ad osservare quell’onda gigante, il Covid, che ci ha travolti come un tsunami. Come succede con le onde anomale, tutto è iniziato con uno stato di stupore misto a incredulità, lo abbiamo osservato arrivare con curiosità al motto di #milanononsiferma, #abbracciauncinese e di aperitivi social-politici.

Poi…

Poi si è infranto sulle nostre vite, travolgendole, cambiando per sempre il nostro modo di pensare, di vivere, di rapportarci agli altri.

Ma per il Covid questo non è bastato: una seconda ondata a spazzare via quello che la prima aveva lasciato integro, a portare via con se migliaia di vite e, ancora non pago, una terza.

Ma sapete cosa uccide di più di un’inondazione? La povertà che lascia alle sue spalle, e così è anche per il Covid.

Ad ogni lockdown migliaia di aziende chiudono, impossibilitate a portare avanti i carichi che un’impresa richiede. Ma dietro ad ogni singola chiusura, ci sono decine, centinaia di altre realtà che ne subiscono l’inevitabile contraccolpo fino a riflettersi sul singolo individuo.

Porto ad esempio un ristorante, dato che è una categoria sotto i riflettori in questo periodo.

Lombardia zona arancione, ennesima serrata, la quinta in un anno, il ristorante chiude.

L’imprenditore con i suoi soci si leccano le ferite, cercano di far fronte ai pagamenti necessari. Qualcuno non ce la fa e perde tutto, qualche fornitore non viene saldato, rischiando di fallire come il suo debitore. Circa una decina di dipendenti perde lavoro e stipendio, sono costretti a mettersi alla ricerca di un nuovo impiego in un settore chiuso e ormai allo stremo.

Poi ci sono i fornitori, la grande distribuzione, che a fronte di un crollo dei consumi si trova magazzini pieni e aziende chiuse a cui avrebbe dovuto vendere la merce.

Ancora più a monte i grossisti che, anche se hanno le spalle larghe, lamentano capannoni saturi di materie in rapido deperimento; poi ci sono i produttori, quelli che mungono le mucche, che allevano le vongole, che foraggiano il bestiame… Tutte attività che non si possono fermare, pena buttare via l’intera produzione.

L’unico sostegno per molti è la cassa integrazione che, quando arriva, è pari al 30% o meno dello stipendio, facendo crollare la capacità di spesa del singoli.

L’economia si basa principalmente sulle previsioni di incasso e di spesa, partendo dalle contrattazioni in Borsa dove i titoli acquistano valore se hanno davanti un periodo roseo e lo perdono con proiezioni negative, alle Banche che concedono mutui e finanziamenti sulla base di contratti di lavoro un tempo considerati veramente indeterminati ed oggi sono appesi a un filo, fino ad arrivare alla singola carta di credito che abbiamo nel portafoglio.

Oggi tutto questo è stato spazzato via ed al momento in Unione Europea sia i Governi che le Banche Centrali sembrano degli osservatori esterni di questo disastro. Si limitano a fornire proiezioni e percentuali, PIL, disoccupazione, chiusure, senza attuare una seria politica sociale ed economica per arginare il problema.

Sono state messe in campo ricette palliative senza mai fermarsi ad analizzare il problema reale: il generale impoverimento della popolazione.

Dal 1984 al 2018 la popolazione mondiale che viveva sotto la soglia di povertà è passata dal 29% a poco meno del 10%, un miglioramento incredibile considerando che essa è passata da 4,5 miliardi a 7,5 miliardi.

Nel solo 2020 si stima che questa percentuale salga di 8 punti, 600 milioni di esseri umani e non bisogna considerare che siano sempre da un’altra parte, molti di questi saranno in Europa, e quelli che saranno in Asia, Sud America, Africa, proveranno a raggiungere il Vecchio Continente.

In Fisica esiste la nozione di dipendenza sensibile delle condizioni iniziali, essa evidenzia come una piccola variazione in una condizione iniziale può avere un effetto significativo sul sistema che la contiene a lungo termine. Non si possono ignorare le condizioni dei singoli nell’ottica di un benessere sociale, ogni tassello non solo è utile, ma risulta indispensabile per la stabilità del sistema.

In tutto questo è piombato il Covid, in un equilibrio già fragilissimo, in un’Unione Europea alla ricerca della sua identità e del suo ruolo nella geo-politica mondiale, in un momento in cui la globalizzazione portava picchi di transazioni commerciali e flussi migratori incontrollati.

La pandemia ha mischiato tutte le carte, ci ha messi in pausa mentre si espandeva, si ripresentava, e mutava, forse ci ha dato l’occasione per rivedere i modelli che stavano già crollando sotto i nostri occhi.

Forse ci ha indicato che il singolo individuo, il suo benessere, la sua vita, sono la cosa più importante affinché il sistema cresca sano e forte. Forse proprio allontanandoci dal nostro vicino con il famoso “distanziamento sociale”, abbiamo capito che lui è importante, anzi, fondamentale.

La Politica troppo spesso si pone a livelli troppo alti, mettendo davanti interessi che dovrebbero essere comuni ma poi si rivelano a vantaggio di pochi, dimenticandosi poi di far star bene il singolo cittadino nella sua casa.

Perché è da lì che parte tutto, dalla propria casa ed il Covid, a differenza di uno tsunami, non è riuscito a distruggerla. Se il cittadino è tranquillo e sicuro a casa propria, nel suo sistema-vita, sarà in grado di avere prospettive, progetti, di impegnarsi per il suo benessere, che necessariamente espanderà al di fuori della sua sfera.

E’ il momento per la Politica di mettere la persona al centro e di rivedere i sistemi sociali ed economici che hanno allontanato i singoli dalla politica stessa. Ora che la pandemia ci ha travolti è arrivato il tempo di considerare il Covid come un’opportunità, analizzando lucidamente i problemi che ha evidenziato, per poter ricostruire una società più sana e sicura.