Vaccini: chiave della ripresa economica?

vaccini e ripresa economica

Per uscire dal periodo pandemico uno dei passaggi obbligati è la vaccinazione, nonostante ritardi nella somministrazione, nella consegna delle dosi e le diverse varianti del virus il numero di vaccinati sale con ritmi diversi da paese a paese, influenzando i tempi della ripresa. Ma i vaccini sono la chiave della ripresa economica, su questo non c’è dubbio.

La pandemia causata dal COVID-19 ha messo a dura prova l’economia mondiale: i costi sanitari e il blocco delle attività produttive ha causato un forte decremento del PIL. L’Italia ha raggiunto un livello di Prodotto Interno Lordo stimato nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) del 2020 in 1.647 miliardi di euro contro i 1.787,7 miliardi del 2019.

Per uscire da questa recessione che ha colpito il mondo intero e in modo particolare la penisola italiana, una delle soluzioni individuate è il vaccino che, al netto degli accertamenti in corso riguardo l’efficacia sulle varianti, dovrebbe immunizzare la popolazione in modo tale da rendere possibile la ripresa delle attività produttive che traineranno un rimbalzo stimato al 3,5% da Bankitalia.

Vaccini – La maggior parte dei vaccini sul mercato impediscono alla proteina Spike, presente nel virus, di legarsi alle cellule dell’epitelio in modo tale da non dare corso all’infezione fornendo al tempo stesso al sistema immunitario l’informazione per produrre la risposta anticorpale e la conseguente immunità.

Il primo vaccino ad essere distribuito in Italia è stato quello prodotto da Pfizer e BioNTech che ha, secondo le indiscrezioni trapelate, un costo più elevato rispetto a quello dei competitor a causa delle modalità di stoccaggio che richiedono temperature molto basse, intorno ai – 70 gradi, per mantenere l’efficacia del prodotto. L’Unione Europea si è assicurata una fornitura da 300 milioni di dosi distribuite in quota percentuale ai paesi membri, assegnando all’Italia una fornitura pari al 13,46% di quella totale spalmata su tutto l’anno 2021. La fornitura vaccinale totale dell’Unione Europea è di 600 milioni di dosi nella quale rientrano i prodotti di AstraZeneca e Moderna che hanno un funzionamento simile a quello di Pfizer.

I numeri – Al 19 febbraio 2021 sono state somministrate 194 milioni di dosi in tutto il mondo, in Italia alla stessa data sono state somministrate 3,3 milioni di dosi a 1.317.230 persone che hanno ricevuto entrambe le dosi necessarie per l’immunizzazione. Prima regione italiana per numero totale di dosi somministrate è la Lombardia con 552.958 seguita da Lazio, Campania e Piemonte. A livello di popolazione vaccinata invece spicca la Provincia autonoma di Bolzano con un tasso di copertura vaccinale del 4,19% della popolazione seguita da Valle d’Aosta (3,74%) e Piemonte (3,22%).

Costi e ritardi – Il vaccino Pfizer è stato acquistato dall’Unione Europea al prezzo di 14,50 dollari a dose, in USA il prezzo contrattato è stato quello di 19,50 dollari mentre per Israele l’accordo è stato raggiunto a 28 dollari; Moderna invece ha chiuso l’accordo a 18 dollari con l’UE e a 15 per gli stati Uniti. Le condizioni, per quanto riguarda l’Unione, sono state negoziate a livello europeo mentre i contratti sono stati sottoscritti a livello di stati membri che hanno però subito ritardi negli approvvigionamenti legati alla difficoltà di produzione e ai lunghi tempi di riconversione degli stabilimenti utili a produrre i vaccini, pregiudicando l’andamento della campagna vaccinale.

L’impegno economico sostenuto dall’Italia per assicurarsi un’adeguata dotazione è importante, ma ancora più importante sarà il risultato della campagna vaccini che, se tempestiva ed efficace, sarà la chiave della ripresa economica e riuscirà quindi a trainare il PIL italiano, insieme ovviamente al massiccio piano di investimenti previsto dal Next Generation Eu che lascia intravedere la luce in fondo al tunnel della pandemia.