La pandemia ha travolto tutto e tutti come uno tsunami, stravolgendo le regole di un sistema, creando un effetto economico e sociale senza precedenti.
Le misure emergenziali per contenere la diffusione del Covid hanno comportato cambiamenti nel modo di lavorare ed organizzare i processi di produzione e distribuzione.
Si sono accentuate le disuguaglianze economiche, sociali e di genere già preesistenti e tutto questo rischia di avere conseguenze a lungo termine, più del virus stesso.
L’ultimo report Istat sul lavoro, ha rilevato che nell’ultimo mese del 2020 ci sono stati 101mila occupati in meno, di cui 99mila sono donne. E’ evidente che il peso della pandemia e del lockdown si sia abbattuto in grande misura sulle donne lavoratrici, questo perché esse sono impiegate soprattutto nei settori che più di tutti stanno vivendo la crisi, come quello dei servizi.
C’è il rischio di fare un passo indietro nella storia? Le differenze e criticità durante il lockdown sono tante:
Sovraccarico di lavoro: nella scuola le donne costituiscono il 75,5 % della forza lavoro, nella sanità e assistenza sociale il 69,8 %.
Tema della conciliazione: con la chiusura forzata la figura femminile ha visto le proprie attività duplicarsi, la necessità di garantire la presenza nei luoghi di lavoro (oppure lavorando da casa), mantenendo però le attività di cura ed assistenza dei figli, hanno reso la conciliazione una impresa a dir poco difficile.
La conseguenza è che molte donne hanno dovuto ridurre o forse lo faranno, il proprio investimento sul lavoro, questo ci porta ad una riflessione sulla disparità di genere e delle differenze sul piano lavorativo e sociale, ma gli ambiti per le donne su cui lavorare sono proprio quelli nei quali sono maggiormente occupate:
- Sanità e salute
Il primo ambito, forse, è quello più intuibile. In questo settore oggi le donne rappresentano il 70% della forza lavoro, dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma solo il 25% di loro occupa posizioni di leadership in Europa.
La pandemia da Coronavirus ha mostrato quanto il sistema sanitario abbia bisogno di essere potenziato.
- Sostenibilità
Oggi la sostenibilità è la strada da percorrere, anche la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha sottolineato che per uscire dalla crisi l’unica via sia un modello di sviluppo sostenibile. Uno dei settori su cui poter puntare è allora quello della green economy, green jobs e lavori connessi all’economia circolare. - Sviluppo digitale
Sarà fondamentale accrescere e diffondere una maggiore “cultura Digitale”, a partire proprio dalla formazione. - Scienze umane
La pandemia che stiamo vivendo ha mostrato anche quanto bisogno ci sia di figure che sappiano sviluppare soluzioni tecnologiche senza dimenticare l’aspetto etico delle innovazioni. Credo sia importante per le nuove generazioni essere flessibili, sviluppare competenze trasversali, ma anche alimentare la voglia di imparare, la resilienza e la capacità di confrontarsi tra generazioni.
C’è tanto da fare ma, per dirla con Darwin: “Non è il più forte della specie a sopravvivere, non il più intelligente, ma solo quello che è in grado di cambiare velocemente”.