Stop ai brevetti sui vaccini: Biden accelera, l’Europa frena

A sorpresa il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha aperto alla possibilità di decretare lo stop ai brevetti sui vaccini anti Covid.

“Questa è una crisi sanitaria globale, e le straordinarie circostanze della pandemia da Covid 19 richiedono misure straordinarie”. Così Katherine Tai, Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, ha annunciato la posizione della Casa Bianca. Ha inoltre aggiunto che l’amministrazione Biden crede fortemente nell’importanza della proprietà intellettuale, ma allo scopo di terminare questa pandemia si dichiara favorevole alla sospensione dei brevetti.

Ma che cosa significa sospendere il brevetto di un vaccino? In poche parole, significa dare la possibilità a qualsiasi azienda farmaceutica del mondo di produrre quel determinato vaccino a cui è stata sospesa la proprietà intellettuale.

Facciamo un passo indietro. Un brevetto garantisce un monopolio a termine su un’invenzione, vale a dire che solo il soggetto proprietario del brevetto può produrre e vendere quell’invenzione. Questo principio si applica a tutte le invenzioni, inclusi i vaccini. I brevetti hanno una scadenza (in genere venti anni) al termine della quale l’invenzione diventa pubblica e quindi a beneficio di tutti.

In alcuni casi eccezionali, gli Stati hanno la facoltà di sospendere i brevetti, e quindi il monopolio, per far fronte ad emergenze e dare così un vantaggio a tutta la collettività come in questo caso a beneficio della sanità pubblica.

Dopo il Presidente Biden, anche l’Europa si è espressa a riguardo. Ad accogliere subito in maniera favorevole la proposta c’erano Mario Draghi, Emmanuel Macron, Ursula Von der Leyen e la Russia. Scettica fin dall’inizio invece Angela Merkel. Dopo poche ore però, al termine del Social Summit di Porto, la Von der Leyen ha dichiarato che la sospensione dei brevetti non porterà un reale vantaggio nel breve e medio termine e che piuttosto bisogna lavorare per aumentare l’export delle dosi, la condivisione dei vaccini e l’investimento nell’aumento della produzione. A farle eco, a quel punto, anche il Presidente francese Macron.

La materia è complessa e le possibilità per aumentare la quantità di dosi disponibili non si limitano alla sola sospensione dei brevetti. Altri meccanismi potrebbero essere messi in atto, come ad esempio la concessione della licenza a far produrre ad altre aziende i vaccini. Un meccanismo, questo, già messo in pratica ad esempio da Astra Zeneca, che ha stretto accordi con aziende farmaceutiche in Brasile, India, Messico, Argentina, Sud Africa e Cina. Il vaccino di Johnsons & Johnson è stato dato in licenza ad aziende statunitensi così come ad aziende spagnole, francesi e sud africane. Stessa cosa è accaduta anche per il vaccino russo Sputnik e per quello cinese Sinopharm.

Le aziende farmaceutiche non si sono finora mostrate aperte alla possibilità di sospendere i brevetti. Temono innanzitutto che questo crei un forte precedente che potrebbe indebolire l’innovazione futura. Se un inventore rischia di non essere più protetto dalla proprietà intellettuale perché mai dovrebbe imbarcarsi in una grande impresa come una nuova invenzione. Molti scienziati hanno espresso perplessità anche sulla rapidità con cui si possano acquisire le conoscenze necessarie per la produzione dei vaccini da parte di altre aziende farmaceutiche che necessiterebbero inoltre di grandi investimenti economici per adeguare le infrastrutture e i processi produttivi.

La discussione andrà avanti e arriverà al tavolo del WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, a cui India e Sud Africa hanno già presentato la loro proposta di sospensione supportata poi dal Presidente Biden.