La “libertà controllata” potrebbe rappresentare un barlume di speranza per ristoratori e imprenditori che dalla notte dell’8 maggio 2020 non hanno la possibilità di pianificare attività e investimenti.
Con l’avvento delle varianti e i primi decreti del Governo Draghi, che confermano la linea rigorosa del precedente esecutivo, le attività produttive vedono allontanarsi la possibilità di una imminente riapertura. L’alternativa potrebbe essere quella paventata dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, che apre ad un allentamento delle restrizioni nel rispetto delle regole anti contagio: “ Molto meglio quattro persone che cenano al ristorante sedute a un tavolo distanziate che gli assembramenti che abbiamo visto domenica davanti allo stadio di San Siro o la sera fuori dai bar. La gente comincia ad essere esasperata. E poi finisce che magari a tavola a casa si trovano in ventiquattro”.
Ristoranti – Uno dei settori sicuramente più colpiti è quello della ristorazione che nel 2020 perde, secondo la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi (Fipe), 37,7 miliardi di euro (corrispondenti a circa il 40% del fatturato totale del settore). Per molti il delivery non basta, i costi sono alti ed è sempre più comune osservare nelle città saracinesche abbassate lì dove si andava a cenare con amici e parenti. A conti fatti, Il solo turno del pranzo non riesce a coprire le spese correnti ed i ristori, quando arrivano, non bastano a far passare la voglia di lavorare a chi ha voluto investire in uno dei settori che meglio rappresenta il Made in Italy.
Spettacolo – Il calo è drastico anche per il settore dello spettacolo: le chiusure di cinema e teatri, uniti all’impossibilità di organizzare concerti hanno contribuito a determinare un calo del fatturato di 2.1 miliardi di euro (si passa da un indotto di 2,8 miliardi del 2019 a 623 milioni del 2020 secondo i primi dati dell’Osservatorio dello Spettacolo Siae). Il segmento più colpito è quello della musica, che perde l’83,19%, male anche il cinema con un calo del 70,86% e le mostre che perde il 77,90% degli ingressi. Si registra la grossa difficoltà degli operatori dello spettacolo di ogni tipo, da attori e musicisti fino ai tecnici che, seppur ricevendo il cosiddetto “ristoro” una tantum, faticano a guardare al futuro con fiducia.
Per diminuire le vittime economiche del virus la soluzione potrebbe essere quindi quella di riaprire gradualmente in sicurezza ora per evitare che diverse attività non riaprano mai più. È necessario evitare con tutti i mezzi a disposizione che i settori core del nostro Paese vengano compromessi in modo irrecuperabile e di ritrovarci, magari tra qualche anno, a chiederci se avremmo potuto fare qualcosa per evitarlo.