I prossimi anni vedranno un giro di affari e uno sviluppo economico pari a svariati miliardi di euro nel settore della sostenibilità e dell’energia pulita, ovvero l’economia circolare.
La transizione sarà da un’economia fondata sui carburanti fossili e sulla distruzione dell’ambiente, verso un’economia basata su fonti energetiche pulite e rinnovabili, oltre che su pratiche sostenibili nella gestione delle nostre aziende e nel nostro stile di vita.
Nel prendere le distanze dall’economia della distruzione, oggi abbiamo l’occasione di rinunciare a un modello di capitalismo distruttivo di tipo “shareholder” – basato esclusivamente sull’incremento dei profitti a beneficio degli azionisti – per adottare invece un modello di capitalismo “stakeholder” attento agli interessi di tutti, grazie al quale potremo continuare a costruire il nostro futuro senza correre il rischio di annientarci.
L’Italia è la patria naturale di questa forma di capitalismo umanistico. Per oltre sei secoli infatti è stata il luogo dove l’innovazione nelle scienze e nelle tecnologie si è sposata ai principi dell’umanesimo.
Per poter beneficiare dei vantaggi derivanti dalle attività che convergono nell’economia circolare e fanno progredire il nostro capitalismo, occorre creare soluzioni sostenibili per le industrie più inquinanti del pianeta, tra le quali la moda, l’agricoltura, l’industria automobilistica e i trasporti: tutte industrie che rappresentano un punto di forza o di eccellenza per l’Italia.
La moda
Sebbene non sia il primo settore a cui si pensa quando si parla di impatto ambientale, la moda è responsabile del 10% delle emissioni di ossido di carbonio a livello mondiale e del 20% della produzione di acque di scarico (per intenderci, più di tutti i voli internazionali e trasporti marittimi messi insieme).
In questo scenario, alcuni brand hanno adottato però un approccio più sostenibile per le loro produzioni.
Gucci, per esempio, ha dimostrato che si può crescere e incrementare i profitti e allo stesso tempo far uso di energie rinnovabili al 100%, adottando una filiera più sostenibile in tutto l’universo dell’alta moda. L’impegno sostenibile del brand è racchiuso in “Gucci Equilibrium“, un portale di nuova generazione che si propone di influenzare pensiero e consumi delle generazioni più giovani.
Il settore agroalimentare
L’agroalimentare è un altro settore di eccellenza per l’Italia, che tuttavia contribuisce fortemente ai cambiamenti climatici e ne subisce le conseguenze più deleterie. Le alterazioni climatiche infatti possono avere un impatto devastante sull’agricoltura.
Una delle aziende vinicole più celebri in Italia, Cantina Gaja, sta avviando nuovi interventi pionieristici nei vigneti, basati sulla sostenibilità, che potrebbero diventare un modello per le aziende vinicole nella lotta ai cambiamenti climatici.
L’agricoltura è dunque un’industria sporca che può essere ripulita, in ogni parte del mondo, grazie all’applicazione di nuove metodologie sostenibili per dare vita ad una nuova generazione di imprenditori agroalimentari in Italia.
I trasporti
Il 90% del volume delle merci si sposta via mare in giro per il mondo, tuttavia i trasporti marittimi richiedono quasi 300 milioni di tonnellate di olio combustibile pesante ogni anno. Con l’intensificarsi degli scambi commerciali si prevede che le emissioni nocive dei trasporti internazionali aumenteranno quasi del 250% nei prossimi 30 anni.
Per competere con i costruttori e spedizionieri asiatici – che al momento detengono il mercato dei trasporti marittimi – l’industria italiana non deve soltanto puntare a costruire navi più grandi, più veloci, o più economiche, bensì ad assumere il ruolo di vero innovatore per accompagnare l’intero settore un futuro di sostenibilità. L’industria delle spedizioni sarà costretta a convertirsi alla sostenibilità, in base agli accordi internazionali sul clima.
Se le aziende italiane saranno capaci di prendere l’iniziativa nello sviluppo di nuove tecnologie per una navigazione più pulita e sostenibile, ogni volta che uno di questi giganti del mare attraverserà gli oceani, i profitti si riverseranno sulle città costiere del mar Ligure e del mar Adriatico.
Se l’Italia dunque saprà cogliere le nuove opportunità e la digitalizzazione, il futuro è a portata di mano.
(Tratto da un articolo di Alec Ross – Distinguished Visiting Professor, Bologna Business School – per L’Economia, voce economica del Corriere della Sera. Titolo originale articolo: “Moda, cibo, auto. Ricominciate da lì”)