Luca, tu hai 25 anni, sei già consigliere municipale per il VII Municipio di Roma e sei il candidato presidente più giovane di queste amministrative. Quali sono le tue sensazioni? Pensi di riuscire a farcela?
Sicuramente emozione. Ho accettato la sfida di Carlo Calenda con grande emozione perché avere 25 anni e concorrere ad una carica di questo tipo è una cosa che fai con onore, chi mi conosce sa anche di tutta la passione che ho messo in questi anni di amministrazione municipale. Sono un consigliere uscente ed è sempre bello rimettersi in gioco, in una sfida peraltro molto grande. Per rispondere alla seconda domanda, penso che siamo nelle condizioni di farcela. Si tratta di una grande impresa che è quella di governare una città, visto che il VII Municipio conta 330.000 abitanti. Sicuramente chi intraprenderà quest’avventura si farà carico di grandi oneri ed onori.
Sei consigliere di municipio, ora candidato presidente, sul territorio sei parecchio conosciuto e molti residenti si rivolgono abitualmente a te per le problematiche dei relativi quartieri. Quando e come Luca Di Egidio da giovane romano diventa giovane politico?
Mi è sempre piaciuto rappresentare gli interessi di tutti ed ho sempre provato a farlo al meglio sin dai tempi del liceo. Sono stato rappresentante della consulta provinciale del mio liceo, consigliere di dipartimento alla facoltà di giurisprudenza di Romatre, quindi diciamo che quella della rappresentanza sia dei giovani che della squadra in toto è una sfida che porto avanti sin da piccolo. L’emozione è quella di provare a portare dentro le istituzioni cose che sono un po’ fuori dalla bolla, cioè portare una prospettiva che in una condizione normale non sarebbe esistita, questo è il quid di un giovane anche nel Municipio. Sia da giovane amministratore (ero peraltro il più giovane consigliere di Roma) che da rappresentante liceale ed universitario ho sempre avuto il pallino del provare a cambiare le cose, chiaramente sempre con una squadra che tenesse ben saldo l’obiettivo della prospettiva da portare nelle istituzioni, ovvero un cambiamento radicale che esca dalla bolla istituzionale, questo è il concetto a cui tengo.
Tutti i partiti continuano a ripetere che i giovani vadano valorizzati, ma alla fine quella di Italia Viva + Azione è stata l’unica coalizione a presentare liste gremite di giovani. Ti sembra che questo tema sia affrontato più come slogan che come vera possibilità di dare una nuova linfa alla politica?
Te lo dico con una battuta: i giovani in politica sono un po’ come le periferie.
Tutti ne parlano e nessuno se le fila?
Esattamente. “Aprire ai giovani! Parlare con i giovani!” sono le frasi che si sentono più spesso durante le campagne elettorali, però alla fine da questi giovani non va mai nessuno, così come nessuno va mai nelle periferie dopo i roboanti “dobbiamo tornare nelle periferie!”. Tutti i grandi partiti parlano così, ma alla fine gli unici a mettere davvero in pratica questi propositi siamo noi della lista Calenda. La lista per il VII Municipio sarà piena di giovani ed avrà due giovanissimi capilista, abbiamo provato ad attuare un vero e proprio ascensore generazionale che gli altri partiti hanno sempre e solo millantato, ma che grazie al progetto Calenda può essere un vero volano d’accensione per una nuova classe giovanile con nuove proposte, raccolte quartiere per quartiere. Il mio impegno sarà proprio quello di parlare veramente ai giovani da presidente di Municipio.
Le tue iniziative per il VII municipio hanno avuto molto seguito, una su tutte la raccolta firme per la riqualificazione del deposito ATAC di Piazza Ragusa, ma anche la manifestazione che intitolaste “fiori cresciuti in mezzo ai sanpietrini” o la mozione per le aule all’aperto. Spiegaci come funziona la tua attività sul territorio.
Durante i fallimentari 5 anni di amministrazione Raggi abbiamo provato ad uscire dalla bolla dei soliti temi ed abbiamo portato, ad esempio con la raccolta firme per il deposito ATAC, la volontà nuova di un gruppo di giovani di riqualificare uno spazio, di trasformarlo in un polo attrattivo di co-working come fanno tante città europee, una biblioteca aperta h24 come ce ne sono a Barcellona, Amsterdam, insomma, provare a rendere europea Roma anche con iniziative di questo tipo, rivolte alla generazione Z, la cosiddetta generazione Erasmus. La mia metodologia è questa: provare a cambiare le cose, ad esempio come per la mozione per le aule studio all’aperto, portando i giovani ad uscire dall’isolamento domestico attraverso degli spazi en plein air nei quali ritrovarsi e studiare insieme. Io ero consigliere d’opposizione e ti garantisco che far approvare all’unanimità questa mozione è stata un’impresa tanto difficile quanto gratificante, perché se si trasformano gli spazi pubblici in luoghi a cui i giovani tengono di più ti garantisco che lì non verranno buttate bottigliette o cartacce e che ci sarà una maggiore attenzione proprio da parte chi frequenta quei luoghi. Idem per Fiori cresciuti in mezzo ai sanpietrini, un modo per uscire dalla solita retorica delle buche a Roma. Abbiamo segnalato al Comune la presenza delle buche in questione tramite un flashmob, e con l’aiuto di media e varie personalità conosciute come attori ed influeners abbiamo provato a sbloccare una situazione di cui ci si lamentava soltanto. Anche un po’ provocatoriamente abbiamo dato uno sprint a questi temi arrivando immediatamente a giovani, università ed associazioni.
Una cosa sulla quale hai espresso la tua contrarietà, come hanno fatto anche molti abitanti del municipio, è la famosa ciclabile che ha intasato via Tuscolana, ma in generale rimproveravi un approccio ideologico alle questioni di Roma. Come si risolve un problema del genere mantenendo comunque il favore dei cittadini più “idealisti”?
Io sono favorevolissimo alle piste ciclabili, solo che vanno fatte con intelligenza. Quando parlavo di approccio ideologico mi riferivo al fatto che, pur di avere qualcosa da rivendicare a livello elettorale, l’amministrazione 5 Stelle ha provato a piazzare in maniera poco urbanisticamente ragionata una serie di piste ciclabili che hanno provocato l’effetto opposto. Una strada fondamentale come via Tuscolana, a tre corsie di percorrenza, è stata ridotta in alcuni tratti ad una sola corsia, congestionando il traffico con una ciclabile innanzitutto pericolosa, e che soprattutto crea traffico dalle otto di mattina alle otto di sera. È stimato che un automobilista, per entrare a Roma, ci metta quaranta minuti in più rispetto a prima. Cosa bisognava fare? Se fossi stato presidente non avrei detto “no alla ciclabile”, ma piuttosto che intasare la Tuscolana avrei creato l’asse dei parchi, una pista ciclabile proposta da tantissimi comitati ed associazioni, che avrebbe collegato in linea parallela con la Tuscolana il Parco degli Acquedotti ed il Parco della Caffarella. Sarebbe una pista ciclabile sicura e lontana dal traffico che permetterebbe di percorrere lo stesso tratto attraversando in bici le eccellenze dei due grandi polmoni verdi della nostra città.
Inizialmente c’era incertezza sull’asse Italia Viva-Azione per le amministrative; nonostante Renzi avesse sempre dato pieno appoggio all’idea, Calenda sembrava non volersi sbilanciare troppo. È stato facile trovare la sintesi?
Sì, e ti dico anche che penso che la candidatura di Calenda sia l’unica vera casa per i riformisti a Roma. Il percorso comune che potrà nascere da questo grande laboratorio sarà l’unico alternativo a sovranisti e populisti anche a livello nazionale, anche perché chi non si arrende al matrimonio PD-M5S non può che sposare il progetto di Carlo Calenda, che parte dalla società civile e non da logiche di partito. Il fatto che la candidatura vada avanti con lista civica è il punto focale, immergersi nella società civile per dare un’alternativa vera al connubio fallito in partenza tra PD e grillini è l’unica soluzione. Io credo che Italia Viva ed Azione insieme siano forti e che possano collaborare per un futuro veramente riformista, che seguirà l’agenda Draghi anche e soprattutto a livello locale come stiamo facendo a Roma.
Il VII municipio è una realtà particolare, perché non è una periferia né un municipio centrale, si può dire che sia un connettivo tra le due cose, tant’è che via Tuscolana e via Appia sono a tutti gli effetti il centro della mobilità di Roma, negli ultimi anni molto problematica. Avete in mente particolari interventi sulla viabilità del VII municipio?
Assolutamente sì. Il nostro Municipio ha più abitanti di Siena, Firenze o Bologna, quindi bisogna intervenire per consentire a questa “città” di funzionare bene e noi abbiamo già stilato numerose soluzioni quartiere per quartiere, cosa che nessun altro partito ha fatto. Una di queste è il tram che collegherà Torre Angela ad Anagnina, che passerà anche per Tor Vergata. Abbiamo in mente anche un tram Subaugusta-Ponte Mammolo e soprattutto l’ampliamento della Linea A della metropolitana che arriverà fino a Tor Vergata. Il collegamento con Tor Vergata non è stato possibile fino ad ora a causa dell’ostruzionismo quasi bellico dei 5 Stelle, è un provvedimento che sarebbe fondamentale soprattutto per gli studenti universitari che non sarebbero più costretti a prendere l’automobile o a cambiare 3 autobus diversi. Da questi spunti deve ripartire il trasporto pubblico, ampliare i collegamenti e fornire ausilio con le linee tramviarie è fondamentale.
Dacci tre buoni propositi per il municipio, un tuo slogan e ci salutiamo.
I miei tre buoni propositi sono quelli che lancerò per i miei primi cento giorni di mandato. La prima idea, che sento molto anche a livello personale, è quella di riaprire assolutamente via del Mandrione, che deve tornare ad essere il collegamento con un quartiere che non può continuare ad essere considerato un quartiere dormitorio. Sono tre anni che il Mandrione è totalmente isolato, senza collegamenti, senza servizi, senza illuminazione, senza neanche le fognature. Via del Mandrione non è una bretella autostradale o una scorciatoia per via Casilina vecchia, deve essere riqualificata con un progetto urbanistico che le restituisca il suo valore archeologico e culturale, deve essere un piacere attraversarla per i cittadini. I numerosi comitati di quartiere che si sono occupati del tema hanno fatto un lavoro enorme, nel silenzio dell’amministrazione 5 Stelle, e per questo li ringrazio tantissimo. Il secondo proposito è la riapertura dell’ufficio anagrafico di Villa Lazzaroni, che è fondamentale. Un quartiere di 330.000 abitanti ci mette sei mesi per fare un cambio di residenza perché al momento l’unico ufficio anagrafico in attività è quello di Cinecittà, che si porta tutto sulle spalle. Il terzo è senza dubbio il collegamento tramviario e metropolitano con Tor Vergata. Ti preannuncio in esclusiva anche una piccola sorpresa, voglio lanciare un’app chiamata Roma Viva, che consentirà a tutti i giovani di Roma di sapere esattamente dove, quando, come e cosa succede a Roma, tutti i giovani dovranno averla se vorranno vivere veramente la città. Sarà resa possibile attraverso una partnership tra i privati che organizzano eventi ed il Comune di Roma, così che sull’app siano rintracciabili in qualsiasi momento serate, eventi, cineforum, in generale tutto ciò che succede a Roma. Il mio slogan? Fare. Una parola, quattro lettere ma tanto contenuto. È così che si lavora qui, è così che lavoriamo noi giovani.