Milano segreta: la storia triste di Villa Fossati

Milano non è solo traffico, ritmi frenetici, shopping e locali super-trendy. Ma custodisce scorci meravigliosi e ancora poco conosciuti, dove il tempo sembra essersi fermato.

Passeggiando all’interno del quartiere San Siro/Fiera oltre a due grandi progetti di riqualificazione della zona, Portello e City Life, è possibile visitare una residenza in stile neorinascimentale addossata ai resti di un edificio religioso.

La chiesa dedicata a San Siro alla Vepra, che dava il nome all’antico borgo rurale di San Siro, attraversato dal canale Vepra che convogliava in città le acque dell’Olona, si pensa fosse dedicata al primo vescovo di Pavia ed era considerata nel Medioevo la più importante chiesa della zona di Porta Vercellina.

La Chiesa di San Siro alla Vepra ha origini molto antiche, già menzionata in un documento del 885.
Quello che è arrivato sino ai nostri giorni nostri è però l’abside della chiesetta che venne costruita intorno alla metà del quindicesimo secolo, fra il 1454 e il 1465, in stile gotico lombardo con elementi ancora romanici vicino allo stile solariano.

Dell’edificio quattrocentesco restano oggi le absidi in cotto, scandite da lesene, in quanto nel Seicento, i Pecchi, proprietari dell’area, demolirono buona parte della struttura originaria.

Nei primi anni del Novecento fu dichiarata monumento nazionale e la famiglia Fossati, entrata in possesso della chiesa, la fece restaurare commissionando all’architetto Adolfo Zacchi una residenza in stile neorinascimentale addossata ai resti dell’edificio religioso.

Abbandonata poi durante la seconda guerra mondiale, nell’agosto 1944 la residenza diventò sede della Banda Koch, protagonista di terribili torture per cui fu ribattezzata Villa Triste.
Nel 1944 tutta Milano era disseminata di comandi e caserme. Il “servizio sicurezza“ delle SS si trovava in corso Littorio 10, diventato poi C.so Matteotti, e numerose furono le polizie politiche fasciste, almeno otto furono i corpi investigativi operativi indipendentemente con proprie carceri.

Dopo l’arrivo degli Alleati a Roma, il 4 giugno 1944, la Villa fu sequestrata all’anziana proprietaria Adele Mariani Fossati. La villa ospitava gli uffici del Reparto e, nei sotterranei, le camere di sicurezza.

Al di sopra dei muri di cinta furono installati giri di filo spinato, e sulla facciata anteriore vennero collocati potenti riflettori. La banda nel cuore della notte eseguiva arresti sulla base di una lista di nominativi e indirizzi. Giunti sul posto, gli agenti facevano irruzione nelle case delle vittime, armati e a volto scoperto, intimando agli arrestasti di seguirli e facendosi consegnare qualsiasi oggetto di valore.

Furono molti gli arrestati e i prigionieri torturati, tra questi anche il regista Lucchino Visconti che fu uno dei principali testimoni al processo, raccontando i particolari con cui venivano fatti gli interrogatori e le torture da parte della banda.

La famiglia Fossati, saputo dello scempio avvenuto, decise di non abitarla più e lasciarla in eredità ad un istituto missionario, che a sua volta la donò ad una congregazione di suore.

A 80 anni da quei fatti, la storica dimora non è più circondata da filo spinato e il suo passato sembra inghiottito dal tempo tanto che oggi l’edificio, ristrutturato, è diventato un convento.