Dare una nuova vita agli oggetti, anziché gettarli. Sono sempre più i brand che perseguono una filosofia etica e sostenibile, orientati all’economia circolare, che scelgono di trasformare i propri scarti di produzione in nuovi prodotti con un importante pay back in termini di benefici economici, oltre che ambientali.
In questo articolo ne citerò solo alcuni di diversi settori merceologici, ma è chiaro che la transizione green stia diventando un’esigenza prioritaria per moltissime aziende, che, tramite progetti innovativi, non solo hanno la possibilità di mitigare l’impatto ambientale della propria attività in conformità con le migliori pratiche di Corporate Social Responsibility, ma anche di ottenere importanti risparmi in termini di risorse, siano esse naturali o economiche.
FOOD
Il settore del food è uno dei primi che si è mosso in termini di sviluppo sostenibile grazie all’avvento degli alimenti bio e della tracciabilità di filiera, detenendo il primato di progetti a basso impatto ambientale.
Alcuni studi dimostrano infatti che almeno 1/3 della produzione alimentare venga riutilizzata, trasformando i rifiuti in nuove risorse.
La sfida dell’Economia Circolare è quindi senza dubbio prioritaria per il sistema agroalimentare. Lo dimostrano i numerosi colossi nostrani del food, tra cui Lavazza, che collabora attivamente con il Politecnico di Torino e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo per creare prodotti riutilizzabili (come ad esempio le capsule); oppure Ferrero, che ha messo a punto un processo in grado di riutilizzare in ottica circolare un materiale normalmente di scarto, il guscio delle nocciole, estraendone una fibra prebiotica, l’Axos, che ha proprietà antiossidanti ed effetti benefici su sistema immunitario, cardiovascolare e sul metabolismo dei lipidi.
FASHION
Anche l’industria della moda, spinta dal desiderio di diminuire il proprio impatto ambientale, ha cercato negli ultimi anni un’alternativa ai materiali di origine fossile e animale da utilizzare nel tessile.
Questa tendenza ha spinto molte aziende di haute couture, ma anche di fast fashion, a realizzare collezioni di abiti e accessori partendo proprio dai materiali esistenti. Essi vengono mixati ripensandone i volumi e le proporzioni, ispirati dalla possibilità di creare pezzi unici ed irripetibili e, al tempo stesso, di avviare il proprio percorso creativo verso una strada sempre più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Tra i brand maggiormente impegnati nella tecnica dell‘upcycling, ovvero della trasformazione di ciò che è considerato rifiuto in una nuova risorsa per un altro ciclo produttivo, vi è ad esempio Stella McCartney, che ha lanciato la sua luxury label nel 2011 con l’intento di offrire capi glam con fibre naturali o sintetiche partendo dai tessuti dead stock.
L’italiana Gucci, che già dal 2015, ha iniziato il proprio percorso di Sostenibilità lanciando la propria iniziativa per ridurre l’impatto ambientale ed annunciando la scelta di seguire la filosofia fur free, ha lanciato la piattaforma “Equilibrium” per monitorare e comunicare i suoi progressi sociali e ambientali, ai quali si aggiunge la scelta radicale di diventare carbon neutral.
O ancora il brand Pangaia, che redige un report consultabile sul proprio sito, sull’impatto ambientale della produzione e sulla propria visione, in continua evoluzione, per il divenire. La mission è quella di diventare un’azienda “Earth Positive” che restituisca all’ambiente più di quanto dall’ambiente prende.
FURNITURE
Anche il settore dell’arredamento si è mosso in tal senso, con la nascita del design sostenibile.
Questo movimento creativo, conosciuto anche come ecodesign, nasce dall’urgenza di salvare il nostro Pianeta da livelli di inquinamento sempre più allarmanti.
La risposta dei designer contemporanei si è così concretizzata da un lato nella scelta di materiali ecosostenibili per lo sviluppo di progetti innovativi, dall’altro nel riutilizzo dei materiali.
L’ultimo esempio? Il colosso svedese dell’arredamento low cost, IKEA, che, nel corso del 2021, comincerà a vendere pezzi di ricambio per poter prolungare la vita dei propri articoli contrastando lo spreco di risorse, con lo scopo di diventare entro il 2030, un’azienda circolare, i cui prodotti possono cioè essere interamente riutilizzati, riparati o riciclati.
La sostenibilità è quindi un tema sempre più caro al mondo aziendale: oggi i brand che decidono di essere sostenibili ed etici, investendo in strategie green, non si limitano ad essere positivi per l’ambiente e la comunità, ma si assicurano un vantaggio competitivo ed economico ormai comprovato.
(Articolo apparso su “Il blog di Marzia Chiesa” il 31 marzo 2021)