Che cosa significa la parola “sicurezza”, quando si parla di una metropoli come Milano?
La risposta più comune volge l’attenzione verso i bisogni del territorio e l’attivazione delle Autorità di fronte ai casi più o meno gravi di disordine e di violenza, l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, come ad esempio le risse piuttosto che la circoscrizione/repressione di comportamenti ritenuti fastidiosi o che amplificano la percezione di disordine in città. L’ in-sicurezza, dunque, è facilmente correlata al furto in appartamento o al supermercato, allo scippo per strada o in metropolitana, sul marciapiede, in bicicletta, allo spaccio di sostanze stupefacenti, alla violenza, come anche alle attività lavorative abusive o all’occupazione illegale di spazi abitativi nelle zone urbane maggiormente de-regolate e anonime.
In questi termini si può riassuntivamente esprimere il concetto di sicurezza pubblica generalmente percepito o al quale più comunemente si pensa e che si riferisce prevalentemente all’incolumità dei cittadini e alla tutela della proprietà.
A fronte di questa percezione si prospetta però la necessità di un cambio di paradigma indotto dall’analisi e dalla comprensione del ruolo decisivo che le nuove dinamiche urbane hanno avuto e stanno avendo nel ridefinire i confini e i significati del bene pubblico “sicurezza” e delle politiche progettate per garantirlo allargando lo spettro di quelli che sono i comportamenti che possono assumere rilevanza. Alcuni fenomeni che poco o nulla hanno a che fare con crimini penalmente perseguibili, devono oramai rientrare entro il concetto di sicurezza: i comportamenti “incivili” o “inurbani” nonché la presenza di attori sociali marginalizzati.
Pertanto, l’obiettivo da perseguire, a fronte del senso di in-sicurezza in città, dovrebbe assumere oggi, come in effetti sta assumendo anche sotto il profilo giuridico, una visione più ampia rispetto al tradizionale approccio di ordine e sicurezza pubblica. In una metropoli come Milano cambia la portata del problema securitario: non più solo prevenzione e repressione dei reati, ma anche promozione e garanzia di migliori condizioni di vivibilità. Si tratta di un fine che qualcuno già si prefigge di raggiungere attraverso l’integrazione delle politiche per la sicurezza con altre politiche pubbliche, la salvaguardia del territorio, l’integrazione sociale e culturale, la risoluzione dei conflitti, l’educazione alla legalità. La sicurezza quindi costituisce un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità, la convivenza e la coesione sociale. Da qui la necessità di interventi volti al recupero delle aree o dei siti degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità e la necessaria promozione della cultura del rispetto della legalità. Permettere alla collettività di vivere la città in tutti i suoi spazi e favorire l’integrazione sociale non solo dovrebbero migliorare la qualità della vita delle persone, ma altresì rafforzare la percezione di sicurezza ed al contempo funzionare come strumento di prevenzione e deterrenza per condotte illecite ed incivili. Ovviamente una tale prospettiva “inclusiva” richiede come obiettivo principe sia la diffusione della cultura della sicurezza che della prevenzione, che la promozione da un lato di iniziative e buone pratiche a supporto dei valori sui quali si fonda tale patrimonio culturale e, dall’altro, di comportamenti sicuri negli ambienti di vita (scuola, casa, strada, territorio) e sul lavoro. Si rende necessaria la creazione di progetti solidi ma continuamente aggiornabili in relazione alle richieste provenienti dagli stessi cittadini con obiettivi anche formativo-informativi con lo scopo di comunicare pratiche preventive e di gestione della sicurezza attraverso strategie comunicative che considerino gli aspetti soggettivi della percezione del pericolo da parte dei singoli.
Per Milano è certamente un punto focale avere consapevolezza dell’importanza della sicurezza favorendo la conoscenza delle regole del vivere comune sviluppando ed aumentando il senso civico, promuovendo la diffusione di quelli che rappresentano i valori fondanti di un sistema sociale nel quale i cittadini divengano capaci di esercitare i propri diritti ed adempiere ai propri doveri assumendosi le proprie responsabilità verso la collettività ed adottando comportamenti attivi e consapevoli. Essere in grado di sviluppare e favorire una presa di coscienza di questi principi nel quotidiano significa creare un insieme di presupposti condivisi che possano essere traslati in qual si voglia contesto anche ludico e lavorativo, dalla scrivania in ufficio alla cattedra negli istituti scolastici, dal cantiere all’azienda (…).
Il concetto di sicurezza così inteso abbraccia aspetti quali l’inclusione sociale e la riqualificazione socio-culturale cui una città può tendere solo se gli strumenti per raggiungere tali obiettivi sono accessibili il più possibile a tutti i cittadini.
Si presenta dunque la necessità di implementare politiche locali di sicurezza tese a creare una città inclusiva e attenta ai diritti di tutti i cittadini: Milano già lo è ma può e vuole tendere a diventare un vero esempio con tutte le sue potenzialità, perché certamente una città sicura solo perché in grado di allontanare, di escludere ed emarginare e non di regolare e accelerare la crescita della cultura della legalità e del stare bene comune non è un buon motivo a tendere.
“Il controllo spontaneo dello spazio da parte degli abitanti può avvenire solo in una città vitale, vivace, in cui le strade sono usate di giorno e di notte, il cui ambiente non degradato ispira fiducia e senso di appartenenza, una città fatta di quartieri che il cittadino ama, con cui si identifica e che quindi è pronto a difendere” (J.Jacobs da “Vita e morte delle grandi città” 1961).
La vitalità del territorio è un elemento fondamentale attraverso il quale ottenere maggiore sicurezza e riduce sensibilmente spazi nascosti, indefiniti dove la criminalità tende a concentrarsi.
L’apporto della società civile è fondamentale e la sicurezza considerata anche come qualità di vita e condizione di vivibilità e inclusione non può prescindere dal coinvolgimento diretto del cittadino che abita, lavora e vive quotidianamente i quartieri della città.
Milano, città di cultura e di opportunità lavorative, di attrazione e di turismo, oltre a favorire l’adozione di strumenti di controllo che affianchino e rafforzino l’attività di prevenzione e repressione delle Autorità di Pubblica Sicurezza e ferma restando la necessità del loro apporto nella lotta e prevenzione dei fenomeni che possano minare la sicurezza pubblica, è pronta ad abbracciare anche la tecnologia per tutelare i cittadini del Mondo che la eleggono come loro casa per motivi di studio, lavoro, turismo ed a diffondere un concetto di sicurezza intesa in senso ampio ed integrato i cui ambiti di intervento vadano dalla promozione della cultura alla legalità alla valorizzazione della persona e dell’economia responsabili.
L’approccio alla sicurezza che una metropoli come Milano deve privilegiare e, a tutti gli effetti, sta già lavorando per privilegiarlo, non può che prevedere azioni integrate tra strumenti, soggetti, competenze, realtà produttive che possano convergere verso prevenzione ed inclusione.